Manifesto per le Federali 2023
“Per una transizione ecologica immediata creativa e radicale, finanziata dal capitale e dai redditi alti, nella quale siano dunque tutelati i bisogni fondamentali e i beni comuni”
Se non ora quando?
Le ragioni della mia candidatura.
Le recenti
evoluzioni della questione climatica, la sofferenza delle fasce meno favorite della popolazione,
e la deriva elettorale verso la destra populista in Occidente mi hanno convinto
ad anticipare l’impegno politico che avevo pensato rimandare alla pensione.
Per
cosa?
"Per una
transizione ecologica immediata creativa e radicale, finanziata dal capitale e dai redditi
alti, nella quale siano dunque tutelati i bisogni fondamentali e i beni comuni”.
Le parole sono
scelte deliberatamente.
La crisi
ecologica è un dato di fatto. Gli assi ambientali rispetto ai quali abbiamo
sforato (riscaldamento climatico, perdita di biodiversità, acidificazione degli
oceani, etc.) [1],
sono elementi di natura biofisica, non politica, ed è ormai da incompetenti o da ciarlatani
metterli in dubbio.
Di natura
politica è invece (e soltanto) il modello di transizione ecologica che vogliano,
cioè l’insieme delle azioni che dobbiamo intraprendere per rientrare nei
confini della sicurezza ambientale.
Questa deve essere immediata.
Agire dopo sarà sempre più difficile, e in certi casi impossibile, a causa delle
reazioni a catena che si stanno instaurando con lo squilibrio degli ecosistemi
(i cosiddetti punti di ribaltamento: gli incendi delle foreste, la liberazione
del metano con lo scongelamento della tundra, per esempio).
Deve essere creativa e radicale.
Bisogna recuperare le facoltà di sognare e costruire un futuro migliore, e di mettere in discussione tutte le abitudini che ci hanno
condotto in questa situazione: dall’alimentazione, alla mobilità, alla maniera
di abitare, di prendere le decisioni politiche, o di una crescita economica a
tutti i costi, e molto altro ancora. Il rischio altrimenti è di non essere
efficaci in tempo utile. Il peggioramento negli ultimi cinquant’anni[2]
ha ben mostrato l’inefficacia dell’affidarsi alla speranza del progresso
tecnologico e alla politica dei piccoli passi.
Finanziata dal
capitale e dai redditi più alti : qui il discorso è ancor più risolutamente politico.
Finanziata,
piuttosto che “pagata” perché si tratta di un investimento, non di una spesa a
fondo perso. Agire oggi costerà meno che riparare domani, o che non poter più
farlo. Dal capitale e dai redditi più alti : è una questione di
efficacia e di giustizia. Di efficacia perché è nel capitale e negli alti
redditi che si trovano le energie economiche necessarie, ora spesso mal
utilizzate (le prime 60 banche mondiali hanno investito 5'500 miliardi in
energie fossili dagli accordi di Parigi del 2016[3]),
o nascoste dall’evasione fiscale, che non sarebbe difficile far emergere. E di
giustizia, perché (con poche eccezioni) la “creazione di valore” si accompagna di
un vero e proprio debito ecologico , debito che chi può deve ora rimborsare.
Nella quale
siano dunque tutelati i bisogni fondamentali e i beni comuni. La parte più povera della popolazione (nazionale e
mondiale), tra l’altro più esposta agli effetti della crisi ecologica, non può
e non deve essere lei a pagare il cambiamento, e deve poter attraversarlo senza
ulteriori sacrifici. Quantità e qualità sufficienti di cibo, vestiario,
alloggio, energia, igiene, salute, istruzione, sicurezza e giustizia devono
essere accessibili a tutti, non venir sacrificate da una logica di mercato che
impoverisce molti a profitto di pochi.
In modo simile
devono essere protetti i beni comuni (dalle foreste, agli ospedali, alle
scuole, alle infrastrutture, al paesaggio, etc.) mettendo fine alla privatizzazione e alla degradazione di ciò che appartiene alla collettività, com’è stato negli
anni del capitalismo ultraliberale nel quale il mondo ha derivato.
Nei miei campi di
lavoro specifici, salute e insegnamento, vorrà dire impegnarmi per aumentare
la qualità delle cure ai pazienti, per migliorare le condizioni di lavoro del
personale e per mettere più energie nella formazione delle nuove leve; campi oggi minacciati da chi non vuole investire le risorse finanziarie necessarie a
costruire un presente più giusto e un futuro più sicuro.
L’elemento incoraggiante
è che tutto questo è possibile: sappiamo già fare quello che è necessario fare,
e abbiamo le risorse economiche, materiali e umane per farlo.
Mettiamoci al
lavoro.
Brissago, 15.08.2023 (rivisto il 3.09.2023)
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Note:
[1]
Rockström, J., Gupta, J., Qin, D. et al. Safe and just Earth system
boundaries. Nature 619, 102–111 (2023). https://doi.org/10.1038/s41586-023-06083-8
[2] simbolicamente, da quando il rapporto del
Club di Roma ha esposto l’incompatibilità di una crescita economica che si
vorrebbe infinita in un mondo finito. https://it.wikipedia.org/wiki/Club_di_R
oma,
[3] https://www.bankingonclimatechaos.org/