Una (ri-)lettura di Dick Marti

Una (ri-)lettura di Dick Marti

13-12-2025

Qui sotto rivisto un vecchio "Coup de coeur" del novembre 2023, poco prima della sua scomparsa, e talmente attuale...

Qualcuno dei miei amici italiani mi ha chiesto chi fosse Dick Marti. Qui la sua pagina wikipedia.
Ripendo qui sotto un commento che avevo fatto nel novembre 2023, poco prima della sia scomparsa, dopo la lettura del libro  “Verità Irriverenti”, commentato da Franco Cavalli sui Quaderni del Forum Alternativo
In particolare mi aveva colpito il capitolo “Democrazia, una pianticella delicata”, che riflette in modo molto fine sul perché delle figure disastrose per la democrazia siano state scelte dal popolo in votazioni democratiche. Tra le ragioni, in exergue, una frase di Montesquieu “La tirannia di un principe in un oligarchia non è pericolosa per il bene pubblico quanto l’apatia di un cittadino in una democrazia”.    Il capitolo discute come il voto popolare sia solo una parte della struttura che protegge la democrazia, a fianco della separazione dei poteri (che non deve essere sbilanciata in favore dell’esecutivo: basti pensare alle nomine della Corte Suprema americana), dello stato di diritto, del rispetto dei diritti umani, della libertà e della qualità dell'informazione, a (e, aggiungo io, di altre istituzioni meno direttamente implicate ma altrettanto importanti: quelle dell’istruzione, le associazioni, i sindacati etc.). Ora, tutto questo richiede uno sforzo attivo per essere preservato da quelle che io chiamo le “forze tristi”. Ed è questo sforzo che rischia di mancare in tempo di crisi: l’indifferenza della quale parla Marty, della quale ha parlato Harari, e nella quale vedo però anche disempowerment da un sistema capitalistico al quale non si sanno più immaginare alternative, distrazione dovuta a a problemi più pressanti come il costo della cassa malati, da un linguaggio che rende più difficile pensare alle alternative.    Marty sottolinea come di fronte alla crisi della democrazia e alla complessità delle forze in gioco, si tenda ad essere sedotti da soluzioni semplicistiche, che propongono delle narrative rassicuranti e a prima vista federanti, anche se costruite nel disprezzo della verità. Ed è proprio questo disprezzo dell verità (Dick Marty la chiama disinvoltura) che caratterizza le “Democrazie illiberali” di Trump, Bolsonaro, Orban etc. a rischio di derivare in autocrazie o dittature. Mentre guardare ai problemi con rispetto delle verità (almeno quelle scientifiche -sì, penso che esistano) è complesso, e porta a proporre soluzioni difficili e talvolta impopolari.    Cassandra continua a vivere mezzo a noi, portandosi la maledizione della nostra (in)credulità a tutto ciò che (non) ci fa piacere, alla quale penso siamo biologicamente predisposti (vedi il mio post facebook sul giornalista del Corriere del Ticino che ha trattato Papa Francesco di Dogmatico). Molti spunti che Marty approfondisce con esempi ben documentati e referenze, che vanno dalla repubblica di Weimar, al fascismo, al governo di Israele oggi, o all’Italia della Meloni.    Un punto di divergenza quello sulla riforma del sistema pensionistico in Francia che Marty definisce insostenibile, e ha ragione, ma solo se si fa astrazione della possibilità di ridistribuire la ricchezza accumulata in anni di capitalismo liberalizzato (rimando al il libro di Piketty “il capitale nel XXI secolo”) e incurante del costo ecologico di tali processi (la restituzione di questo costo ecologico è a mio avviso un ingrediente fondamentale della transizione ecologica).    Chiederò a Casagrande il permesso di fare un estratto di questo capitolo per metterlo facilmente a disposizione.

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