Qui sotto rivisto un vecchio "Coup de coeur" del novembre 2023, poco prima della sua scomparsa, e talmente attuale...
Qualcuno dei miei amici italiani mi ha chiesto chi fosse Dick Marti. Qui la sua pagina wikipedia.
Ripendo qui sotto un commento che avevo fatto nel novembre 2023, poco prima della sia scomparsa, dopo la lettura del libro “Verità Irriverenti”, commentato da Franco Cavalli sui Quaderni del Forum Alternativo.
In particolare mi aveva colpito il capitolo “Democrazia, una pianticella delicata”,
che riflette in modo molto fine sul perché delle figure disastrose per
la democrazia siano state scelte dal popolo in votazioni democratiche.
Tra le ragioni, in exergue, una frase di Montesquieu “La tirannia di
un principe in un oligarchia non è pericolosa per il bene pubblico
quanto l’apatia di un cittadino in una democrazia”. Il
capitolo discute come il voto popolare sia solo una parte della
struttura che protegge la democrazia, a fianco della separazione dei
poteri (che non deve essere sbilanciata in favore dell’esecutivo: basti
pensare alle nomine della Corte Suprema americana), dello stato di
diritto, del rispetto dei diritti umani, della libertà e della qualità dell'informazione, a (e,
aggiungo io, di altre istituzioni meno direttamente implicate ma
altrettanto importanti: quelle dell’istruzione, le associazioni, i
sindacati etc.). Ora, tutto questo richiede uno sforzo attivo per essere
preservato da quelle che io chiamo le “forze tristi”. Ed è questo
sforzo che rischia di mancare in tempo di crisi: l’indifferenza della
quale parla Marty, della quale ha parlato Harari, e nella quale vedo
però anche disempowerment da un sistema capitalistico al quale
non si sanno più immaginare alternative, distrazione dovuta a a problemi
più pressanti come il costo della cassa malati, da un linguaggio che
rende più difficile pensare alle alternative. Marty sottolinea come di fronte
alla crisi della democrazia e alla complessità delle forze in gioco, si
tenda ad essere sedotti da soluzioni semplicistiche, che propongono
delle narrative rassicuranti e a prima vista federanti, anche se
costruite nel disprezzo della verità. Ed è proprio questo disprezzo dell
verità (Dick Marty la chiama disinvoltura) che caratterizza le
“Democrazie illiberali” di Trump, Bolsonaro, Orban etc. a rischio di
derivare in autocrazie o dittature. Mentre guardare ai problemi con
rispetto delle verità (almeno quelle scientifiche -sì, penso che
esistano) è complesso, e porta a proporre soluzioni difficili e talvolta
impopolari. Cassandra continua a vivere mezzo a noi,
portandosi la maledizione della nostra (in)credulità a tutto ciò che
(non) ci fa piacere, alla quale penso siamo biologicamente predisposti
(vedi il mio post facebook sul giornalista del Corriere del Ticino che ha trattato Papa Francesco di Dogmatico). Molti
spunti che Marty approfondisce con esempi ben documentati e referenze,
che vanno dalla repubblica di Weimar, al fascismo, al governo di Israele
oggi, o all’Italia della Meloni. Un punto di divergenza
quello sulla riforma del sistema pensionistico in Francia che Marty
definisce insostenibile, e ha ragione, ma solo se si fa astrazione della
possibilità di ridistribuire la ricchezza accumulata in anni di
capitalismo liberalizzato (rimando al il libro di Piketty “il capitale
nel XXI secolo”) e incurante del costo ecologico di tali processi (la
restituzione di questo costo ecologico è a mio avviso un ingrediente
fondamentale della transizione ecologica). Chiederò a Casagrande il permesso di fare un estratto di questo capitolo per metterlo facilmente a disposizione.

